DCA - Disturbi del Comportamento Alimentare

Perché il cibo? Potremmo chiederci, perché il corpo.

 

Perché abbiamo un corpo, ogni giorno ci svegliamo perché un corpo esiste e ci permette di esistere con le sue funzioni vitali, e dobbiamo imparare a portarlo, riconoscerlo, anche dove il suo rumore è voce dagli effetti invalidanti, blocchi, ingorghi, perdita di controllo, eccessivo controllo.

 

Il cibo è un oggetto, come il niente che mangia l’anoressica (cit. J. Lacan). Il cibo ha le proprie tradizioni, è fonte di nutrimento, necessità, strumento di condivisione e ritualità, oggetto di abitudine, uso e abuso. È il corpo ad assumerlo o farne a meno. E lo fa attraverso la bocca: masticare, non digerire, rigettare. Lo stesso organo, la bocca, il soggetto lo usa per prendere la parola o restare nel silenzio.

 

Il corpo è alleato, nostro simile, e anche terribilmente e incontrollabilmente altro. Ci mostra il peso sullo stomaco, lo materializza, questo peso, nella pancia, nelle gambe. Questo peso di cui abbiamo sensazione non sempre è materia, a volte è fatto di parole, strade che ci attraversano, angoscia che travolge. Il corpo se ne fa canale di diffusione e anche scudo, con i mezzi che ha. Il corpo spinge al cibo o arresta la spinta. Ma è il soggetto a scegliere, inconsciamente, di difendersi, difendere qualcosa del proprio desiderio inconscio, che non trova la strada per manifestarsi. Nasce un sintomo, che è una strategia, una trovata, non undisfunzionamento, quasi un funzionamento di livello superiore, criptato.

 

Un sintomo alimentare ha la voce di un grido senza parole. La sua messa in atto e la ripetizione, ci rivelano qualcosa di prezioso della verità di quel soggetto. Con la psicoanalisi lacaniana è possibile lavorare un sintomo osservandone la funzione, il funzionamento, il mal funzionamento. È un lavoro di precisione, che conduce alla scelta di una soluzione, anche sintomatica, ma meno nociva per il proprio corpo e più prossima al proprio desiderio. Lo psicoanalista propone uno spazio inedito al soggetto, dove portare parola e corpo nel racconto, l’amore e il dolore di esistere, la solitudine e il rapporto con l’Altro che ci ha attraversato, che sia stata una parola, un altro reale, il nostro stesso corpo.

 

Per Info: dott.ssa Michela Gorini, psicoanalista DCA

tel. 339 4849806

e-mail michela.gorini@alypia.it 

 

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